giovedì 8 marzo 2012

Melito di Napoli, la nostra piccola striscia di Gaza


È da parecchio che il nostro paese, in provincia di Napoli, sta somigliando sempre più ai territori di guerra dei Balcani o  quelli Israelo-Palestinesi, per nostra fortuna non dal punto di vista civile,  ma dal punto di  vista  acustico.

Non si spiegano, infatti, le innumerevoli “deflagrazioni” che ormai fanno da colonna sonora alle nostre, seppur monotone, serate. 

MOLTE  sono le voci del popolino che cercano di  dare una spiegazione razionale a queste ingiustificate “esplosioni”, c’è chi dice  che siano un modo di comunicare, (e dalla mole impressionante di botti, posso credere  che abbiano  molto da comunicare  ma mi domando...  perché allora non  usare il telefono?) altri sostengono che siano una specie di “allenamento per la guerra” che dovrà poi scatenarsi al prossimo Capodanno,  ma in effetti non posso far a meno di  notare che  questi allenamenti  sono iniziati al  finir dell’estate, e allora mi vien naturale preoccuparmi per quello che si scatenerà in futuro data la dedizione con la quale i nostri compaesani si “allenano”. 
In effetti il fenomeno dei “botti” è parte  importante dei nostri costumi, (una parte di cui certo non ci  si può vantare ed essere fieri) che da anni ha scatenato negli antropologi una certa curiosità  nello spiegarne il fenomeno, nel film di Luciano De Crescenzo “32 Dicembre” si ironizzava sulla  nostra abitudine di scatenare un vero  e proprio  pandemonio a Capodanno, infatti il protagonista, in preda da una crisi di astinenza, rinchiusosi a fatica  in  camera per  non concedersi ai consueti botti, riusciva a capire il “tipo”, "il nome" sentendone solo il rumore da lontano (un  vero e proprio esperto che, se esistesse, Bruno Vespa non avrebbe  esitato a chiamare nella sua trasmissione sempre più a corto di argomenti intelligenti). 

Capita spesso di assistere a delle vere e proprie gare tra vicini nell’esibire il  botto più “pesante”, una  sfida maschile, quasi come se fosse una naturale compensazione a qualcosa di virile che  ormai è in fase di ineluttabile decadenza con l’avanzar della vecchiaia (oppure con l’avanzare della demenza senile) e capita di assistere anche agli sguardi “fieri” dei figli  che osservano  i propri papà accendere questi  ordigni,  quasi come artificieri cauti ed esperti, che loro provvederanno prontamente ad emulare per le strade con i loro coetanei. 

Si scatena una vera e propria corsa al botto proibito da poter mostrare con fierezza  ai nostri amici, anche se spesso si sfocia nell’acquisto di veri  e propri “ordigni” illegali, tanto “ordigni” da scatenare anche la proverbiale simpatia e fantasia di noi napoletani nello sceglierne  i nomi:  come non ricordare il  celeberrimo  “Pallone  di Maradona”, che noi tutti tifosi nostalgici ricordiamo con immutato affetto (tanto che metteva tutti d’accordo in temi calcistici e non, ndr), ma fino ad un certo punto, per chi non ne conoscesse la potenza distruttiva, un vero e proprio fagotto di polvere da  sparo tale da far tremare la terra,  oppure  il  più recente “Osama” (data la figura mistica che ormai ha assunto il più famoso terrorista del mondo, come  non prenderne il nome per una “bomba”?) e la "bomba Cavani"?
La cosa strana è che questi  botti hanno anche un costo piuttosto elevato e colpisce l’intelligenza con la quale si dissipano soldi guadagnati col sudore della fronte per godere non di attimi, ma di millesimi di secondo di giubilo per “l’esplosione”... che in effetti manda in fumo e puzza di zolfo, i nostri guadagni... poi si è tutti pronti a criticare il povero Monti.
Un po’ come se io  mi mettessi a bruciare i soldi per "goderne" della visione del fuoco. 
Ma questo non è niente in confronto a quello che si scatena allo scoccar del primo secondo del  nuovo anno...  per le strade di Napoli, e quelle dei paesi della provincia, esplode una santa barbara dalle  proporzioni immani, tanto che nella sera dei festeggiamenti tra i napoletani vige un tacito “coprifuoco”, in effetti nessuno oserebbe usciere fuori casa quando si può rimaner feriti da tali bombe. 
Anche  se  ho  ironizzato  su  questa  abitudine  legata  alle festività, che purtroppo sta diventando prassi giornaliera a
quanto sento, ormai si spendono fior di quattrini da “investire” nei botti per ogni occasione, si festeggia qualsiasi cosa con i botti forse anche il primo dentino che spunta in  bocca a  nostro figlio,  non posso che pormi dei seri interrogativi su questa “tradizione” che rimangono ancora insoluti: perché non spendere i soldi  “delle botte” per comprare regali ai propri affetti?... sarà anche triste, ma mi vengono in mente  i bambini dalle mani sfigurate per aver raccolto le cosiddette “cipolle” rimaste inesplose per  le  strade,  mi  vengono in  mente  le  file  di  persone  al  di fuori dei pronto-soccorso con volti sfigurati dalle ustioni dovute alle fiammate dei nostri carissimi “botti” (un bel modo per salutare il vecchio anno e iniziare il nuovo). Non voglio fare dello stupido moralismo o sentimentalismo fine a se stesso; voglio solo farvi riflettere. Prima  di comprare un botto piccolo o grande che  sia, pensate a come potreste spendere meglio i vostri  soldi

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