martedì 6 settembre 2011

Dal Libro della Sapienza; L'italia 1\2

Le statue si adoravano anche per ordine dei sovrani:
i sudditi, non potendo onorarli di persona a distanza,
riprodotte con arte le sembianze lontane,
fecero un'immagine visibile del re venerato,
per adulare con zelo l'assente, quasi fosse presente.
All'estensione del culto
anche presso quanti non lo conoscevano,
spinse l'ambizione dell'artista.
Questi infatti, desideroso di piacere al potente,
si sforzò con l'arte di renderne più bella l'immagine;
il popolo, attratto dalla leggiadria dell'opera,
considerò oggetto di culto

colui che poco prima onorava come uomo.
Ciò divenne un'insidia ai viventi,
perché gli uomini,
vittime della disgrazia o della tirannide,
imposero a pietre o a legni un nome incomunicabile.
Poi non bastò loro sbagliare circa la conoscenza di Dio;
essi, pur vivendo in una grande guerra d'ignoranza,
danno a sì grandi mali il nome di pace.

Celebrando iniziazioni infanticide o misteri segreti,
o banchetti orgiastici di strani riti


non conservano più pure né vita né nozze

e uno uccide l'altro a tradimento
o l'affligge con l'adulterio.
Tutto è una grande confusione:
sangue e omicidio, furto e inganno,
corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro;

confusione dei buoni, ingratitudine per i favori,

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