sabato 28 gennaio 2012

Abolizione del valore legale del titolo di studio



Che Monti abbia ragione... è vero, purtroppo non tutte le università sono uguali.

Che le lauree possano essere considerate INUTILI o  DISEGUALI IN RIFERIMENTO ALL'UNIVERSITA' DOVE SI PERCEPISCONO IO NON CI STO!

Se si vuole dare lustro alle università statali rispetto alle private
- perché non si controllano, con criteri seri ed affidabili, gli standard di tutte le università statali?
- perché non si impone chiarezza nelle università italiane statali sui criteri di assunzione e sui curriculum e pubblicazioni dei docenti?
- perché si deve scaricare l'inettitudine di una strana categoria di docenti sui poveri studenti?
- perché SI VUOLE DIFENDERE LA CASTA DEI DOCENTI E DEI BARONI SCARICANDO IL PESO DELLA LORO IGNORANZA SUGLI STUDENTI?

La democrazia ed il valore della cultura sembrano essere sempre più bistrattati a favore dei privilegi e dei potenti... e la cosa fa ancora più male se a farlo sono quelli che dovrebbero insegnarli, questi valori.

martedì 24 gennaio 2012

La liberalizzazione degli orari d'apertura...



Perdonami, caro lettore… sarò prolisso. (2.721 caratteri)
(lo standard per esser letti su internet, da perfetti sconosciuti è 5 righe..
sbaglio sapendo di sbagliare, ma non posso farne a meno)
“È quindi vero esattamente il contrario: non liberalizzando gli orari d’apertura dei negozi e la possibilità di vendere merci di natura diversa, si limita tutta la concorrenza a posizione, prezzi e fornitura, e due su tre sono punti di forza dei supermercati.”
La liberalizzazione Bersani del 98 (Decreto Bersani D. Lgs. 114 del 31 marzo 1998ha causato un danno non indifferente al tessuto commerciale (tranquillo, intendo il negozio sotto casa) delle piccole, ma anche delle grandi città (e lo dice uno che non è per niente di destra). Esplosione dei grandi centri commerciali, apertura al multistore e conseguente disequilibrio tra domanda-offerta…
Accade ciò; il mercato offre tanto a chi in realtà non compra… deprezzamento del bene, diminuizione della qualità del servizio offerto.
Il piccolo commerciante è un presidio per la vita sociale di una strada.

Sai cosa succede quando la gente non scende più per strada ma preferisce "socializzare" nei Megastore? (per quanto possibile, ma vedi l'ultima moda dei cinema multisala nei megastore che distruggono il piccolo cinema di paese; "nuovo cinema paradiso" vi dice niente?)… che i paesi diventano “dormitori”. Le strade desertificano perché è molto più rilassante concedersi al parcheggio immediato, allo "sconto-regalo", all’aria condizionata, alla vetrina non sulla strada.
Certamente questo scenario non è apocalittico ma non è neanche rassicurante… non è colpa della flessibilità concessa agli orari di apertura, ma assolutamente è colpa di una politica miope che ha favorito, all’epoca, le cosiddette cooperative rosse a totale scapito del piccolo commerciante.
Di qui la domanda; cosa ci insegna la storia sulle liberalizzazioni in un mercato di concorrenza dove ci sono monopoli giganti diversi ed estesi un pò in tutte le aree merceologiche?
Gabriele (un commentatore dell'intervento su esposto) ha esattamente detto che la liberalizzazione sfrenata non è una risposta. La liberalizzazione degli orari di apertura dei megastore non può che ulteriormente segare la concorrenza del piccolo che non offre la stessa varietà di prodotti del megastore e, soprattutto, non può permettersi gli stessi margini (risicatissimi) di guadagno di un megastore (tanto poi si guadagna sull'economia di scala). E’ un ulteriore grado di libertà che non aumenta la concorrenzialità tra piccolo e grande ed è del tutto ininfluente se, per elogiare questa libertà, si fa riferimento ai negozietti di souvenir londinesi... che poco hanno di che spartire con la realtà del commercio italiano.
stop.

lunedì 23 gennaio 2012

Megaupload chiude


Sinossi:

Premesso che... con cicciobombaMEGAchiattone, dietro le sbarre siamo tutti contenti perchè lucrava su materiale non di sua proprietà...


MA

L'Fbi, per chiudere un server che ospitava materiale pirata, ha infranto la legge censurando anche chi aveva contratti con questa azienda del tutto leciti per materiale non pirata (si deduce perso): "Danni collaterali"
Chi risarcisce?
Terrorismo psicologico?
Stato fascista?
Abuso di territorialità del diritto anche verso utenti non americani ma danneggiati da una forza dell'ordine americana?
Si estingue il 7% (non il 4%- fonte la Repubblica) del traffico internet ( [OT ironic mode on]ma sta ciofega di adsl telecom continua a darmi meno del 50% dei 10M di contratto) e altri siti iniziano ad autocensuarsi: Videobb, Filesonic.

L'intervento è stato senz'altro voluto dalle Major (non certo un rigurgito di moralità e lotta alla pirateria), che stanno iniziando a stringere contratti con piattaforme (vedi youtube netflix) per incanalare lo streaming verso modalità di fruizione e pagamento legali (ma youtube non ha contenuti anche illegali? Si... allora due pesi due misure?)... Forse le major riescono a scavalcare gli accoridi con le televisioni digitali su internet (vedi l'italianissimo premium net) massimizzando invece i guadagni su altri lidi?

Di qui le domande che ci sconvolgono, perché moneta ed ideale non vanno mai in accordo:
Internet, sede di contenuti culturali come wikipedia e tanti altri materiali formativi (liberi e divulgativi, ad accesso gratuito), "open space, Agorà" di discussione per rivoluzioni culturali, può anche essere usata per "vendere" in sovrapprezzo (prezzo deciso dalle Major) contenuti culturali di loro proprietà? Oppure, perché sta in rete... allora DEVE essere gratuito.. per il significato stesso che ha la rete?
Sin quando la rete serve per ingrassare Zukemberg et similia ("commerciale" mascherato da idealista) allora è lecito parlare "di rete" nei suoi aspetti più brillanti, accattivanti e rivoluzionari; quando invece consente ad un operaio di scaricarsi un film, altrimenti irraggiungibile perchè il biglietto del cinema gli costa 4 euro (infrasettimanale) dunque non può mai portarci la famiglia (5 persone) e bruciare 20 euro per un film... non lo è? (Una sorta di Robin Hood a comando)

Data la politica fallimentare del proibizionismo, la storia ci insegna poco... men che meno agli americani.

Perché non pianificare piattaforme legali che offrano l'usufrutto di questi contenuti a prezzi popolari? (un film in blueray 3d 30-40 euro è uno scandalo, o un lusso per pochi)...
Che poi l'operaio cassaintegrato, sia "DROGATO" dal marketing (pagato dalle major) e si compra una televisione 3d ed un i-phone4 di 700 euro... questo è un altro discorso.